Premessa alla storia

 

 

La scrittura della storia degli Incursori è tra i compiti dell’Associazione. Per farlo iniziamo attingendo liberamente ed a piene mani dall’opuscolo "Col Moschin", edito dalle Poste Italiane per il 9° rgt.ass.par., ove sono raccolti gli elementi salienti della storia del reparto dalle origini ad oggi, con lo scopo di costituire compendio delle memorie e tradizioni dell’attuale "Col Moschin", utilizzando, a tale scopo, fonti essenzialmente informali, quali quelle giornalistiche e i racconti dei "vecchi".

Che cosa è rimasto dell'originale IX Reparto d'Assalto, in azione nella Prima Guerra Mondiale?

Tutto e niente.

Tutto, perché l’uomo è sempre lo stesso, così come lo spirito che lo anima, i principi, la vocazione che lo spingono ad intraprendere questo servizio per la comunità e per la Patria.

Niente, perché dell'Ardito che andava all’assalto con la baionetta non v’è più traccia: al suo posto oggi c’è un combattente raffinato, padrone di tecniche moderne e disparate, ma ancora avvezzo a disagi, difficoltà e pericoli, nonché idoneo a muovere, combattere e sopravvivere in ogni ambiente operativo.

Questo profondo cambiamento ha marciato di pari passo con le diverse trasformazioni che hanno scandito la storia del reparto dalle origini fino ad oggi, in aderenza all’evoluzione delle tecniche e delle dottrine d’impiego. Queste trasformazioni, peraltro, non hanno esaurito il loro iter e l’unità, che ormai s’è venuta a connotare, sotto il profilo concettuale e di "fatto", quale reparto di Forze Speciali, assume nel 1995 il livello ordinativo di reggimento.

Con queste note,oltre a far conoscere le gloriose tradizioni del "Col Moschin" ed il valore di coloro che hanno contribuito a crearle e perpetuarle - valore testimoniato dalla Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, dalla Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, dalle tre Medaglie d’Argento al Valor Militare e dalla Medaglia d’oro al Valore dell’Esercito che fregiano la Bandiera di Guerra del reparto, si intende illustrare sia pur sommariamente la sua attività più recente e quella attuale. In definitiva si vuoi rendere omaggio ad uomini che, in tempo di guerra come in tempo di pace, hanno sempre risposto alla chiamata del dovere in silenzio, preoccupandosi soltanto di compierlo nel migliore dei modi grazie alle tecniche acquisite nelle fasi addestrative che, dotandolo di buon senso, maturità, controllo delle proprie emozioni, fisico integro e resistente, rendono l’incursore un vero e proprio professionista, determinato e capace di agire in ogni condizione. Tutte queste qualità possono far credere che chi appartiene al "Coi Moschin" sia un essere freddo e pragmatico a tutti i costi. Chi conosce questi uomini, invece, sa come alla base della loro scelta di vita ci siano i sentimenti più alti e nobili: l’amore per la propria Patria e la fierezza di servirla in armi.

Non sfuggirà agli osservatori più attenti che raramente questi soldati sono stati impiegati coerentemente alle loro capacità operative: è la sorte di tutti i reparti speciali, in ogni tempo, di tutto il mondo. Mal spesi, spesso lanciati senza supporto, né speranza. Ne sono esempi a noi vicini la Divisione Folgore sacrificata in Africa, i reparti Rangers immolati a Cassino. La sola eccezione sono i Marines statunitensi, ma è stato necessario farne una Forza Armata separata, per cui sono i Marines che comandano e decidono l’impiego dei Marines.

 

 
 
 

HOME