Il nostro socio Alessandro Ceccarini ieri è stato accompagnato
da tantissimi amici e dai suoi Labari al suo ultimo "punto di raduno".
Alla S. Messa, officiata dal Cappellano della Brigata il Cap. Schiavone
che con significative parole ha evidenziato il suo attaccamento alla Folgore
ed ai suoi Paracadutisti nonostante fosse alla vigilia dei novanta, un
esempio per i giovani. La presenza del Comandante Gen.Marco Bertolini alle
esequie ha reso ancora più solenne l'evento. Momenti di elevata
tensione spirituale sono stati alla recita della preghiera del paracadutista
da parte del Comandante ed il suo breve intervento sul personaggio, ricordando
che il Par. Ceccarini non venne meno al suo giuramento, non accettò
la facile via del "tutti a casa", non gettò le armi, combatté
fino all'ultimo, come tutti i paracadutisti d'Italia.Per ricordare la gesta
del personaggio trascrivo quanto ebbe a ricordare il giornalista Nino Arena
su Folgore del 7-2000. Alessandro Ceccarini: un volontario
per tutte le stagioni.A conti fatti, quando Sandro Ceccarini venne dimesso
dalla prigionia e restituito alla vita civile, contò nel suo passato,
ben undici anni di servizio militare, 4 guerre, una ferita, tre decorazioni
al Valor Militare e una promozione per meriti di guerra. In contrapposizione
a tale impegno prestato in prima persona, lo stato italiano gli negò
persino la pensione di guerra, quella per invalido e altri riconoscimenti
morali. Nato a Livorno nel 1913, fece il servizio di leva nel 1933/34,
e a 22 anni, andò volontario in Africa orientale con l' 88 Battaglione
CC NN della Divisione XXIII marzo, con volontari di ogni regione italiana;
partecipò a quella vittoriosa campagna per il Posto al sole riscattando
le sconfitte di Adua e Dogali del 1896 e si meritò una croce di
guerra al V.M.
Rientrò in Italia e non fece in tempo a riposarsi fra Montenero
e Calambrone che si presentò ancora una volta volontario per l'
OMS: la Spagna, allora terra di crociate di diverso colore.
Andò col Rgpt. "Francisci", combattè fino al 1938 fra
Castiglia ed Andalusia, Navarra e Catalogna. Si meritò nell'occasione
anche un "bronzino" al V.M..
Venne smobilitato e riconsegnato all' esercito che lo destinò
al XXII Corpo d' Armata della Libia con sede a Derna. Era il 1939 quando
sentì perlare per la prima volta di paracaditismo. Fece subito la
sua scelta; andò a Castelbenito, fece i primi lanci (ci rimise una
decina di denti impattando un albero in atterraggio a Barce) e, col Btg
nazionale della Libia, iniziò nel giugno 1940 la sua terza guerra,
finendo prigioniero degli inglesi a Bengasi dopo la sfortunata battaglia
di Beda Fomm.
Riuscì ad evadere, si rifugiò presso coloni italiani
e nella primavera del 1941 si presentò alle avanguardie italo-tedesche
in Cirenaica. Andò a Tarquinia, fece i lanci regolamentari, si brevettò
per la seconda volta e fu assegnato al battaglione di " Izzo" nella 15^
Compagnia del Ten. Ilio Finocchi.
Nell'estate del 1942 andò in Africa con la Folgore e lo stesso
giono che iniziava la battaglia di El Alamein, 23 ottobre 1942, si buscò
una brutta ferita ad una gamba con una scheggia da 88 inglese.
Per il suo comportamento da valoroso fu proposto per la M.A.V.M.. Rimpatriato
con la nave ospedale " Città di Trapani" andò in ospedale
fino alla primavera del 1943, allorchè venne riconosciuto idoneo
ai servizi di guerra e assegnato al deposito Truppe Paracadutisti di Viterbo,
che lo destinò alla costituenda "Ciclone" un intervallo di breve
durata poichè Ceccarini chiese di andare in zona di operazioni e
fu inviato in Sardegna al Quartier Generale della " Nembo". Venne sorpreso
a Villanova Forru l'8 settembre, rimase traumaticamente colpito dall'uccisione
a tradimento del suo commilitone libico maresciallo Pierino Vascelli e
decise con l'amico Ferruccio Faloppa di non attendere gli alleati ma di
continuare la guerra con l'alleato di sempre. Prima di andarsene dalla
"Nembo" scrisse doverosamente un biglietto di commiato al suo diretto superiore
Cap. Sergio Mainetto, folgorino:
< Caro Signor Capitano Mainetto, ho scelto di continuare a combattere
come ho sempre fatto e secondo la mia coscienza, Suo S.M. Alessandro Ceccarini.
P.S.: mi associo condividendo la stessa scelta, Maresciallo Ferruccio
Feloppa>.
Corse una brutta avventura a Santa Teresa di Gallura, allorchè
trovandosi fuori per spesa viveri, venne assalito da un gruppo di badogliani,
percosso duramente e rinchiuso in una prigione da cui venne liberato dal
provvidenziale arrivo di Ferruccio, che, da buon campione di boxe, mise
k.o.un paio di facinorosi e si portò via il malconcio Ceccarini.
Andò in Corsica combattendo contro i degaullisti, rientrò
in volo a Pisa, e andò al deposito di Pistoia (184° Nembo) poi
col Rgpt. "Rizzatti"a Palidoro, partecipò alla battaglia di Roma
dove guadagnò una promozione a maresciallo per meriti di guerra.
Fece ancora servizio in Piemonte fra Venaria Reale e Pinerolo e quando
qualcuno propose di reclutare personale scelto per il Servizio Informazioni
non perse tempo e si presentò volontario per l'ennesima volta. Fece
un corso di istruzione fra Milano e Monza da allievo 007, imparò
le tecniche dell'intelligence e del sabotaggio, conobbe l'uso del plastico
ed altre cosette interessanti. Il 3 marzo 1945 andò a Milano e conobbe
i suoi camerati di missione: Ten.Michele Cassano (già reduce di
Cefalonia nel 1941), Mllo R.T. Giuseppe Diaz, graduati Giordano Miserotti
e Giuseppe Gamberini decorati al V.M. nella battaglia di Roma. Era in buona
compagnia. Alcuni ufficiali del SID spiegarono l' iter della missione e
le sue finalità, scelsero su indicazione di Cassano, la zona di
Monteromano vicino a Tarquinia ben conosciuta dai parà e nella notte
dell'otto marzo decollò da Orio al Serio vicino Bergamo ccon un
JU. 52 che trasportava un aviorifornitore gigante per 3 persone e materiali,
mentre Ceccarini si sarebbe lanciato a parte controllando la discesa del
contenitore. Miserocchi sarebbe stato invece inviato sulla linea Gotica
per farsi "sommergere" dagli alleati. Alle ore 03.45 avvenne il lancio
ma sfortunatamente l'involucro multiplo cadde su di uno spuntone e si ruppe
frantumando una gamba a Cssano. Fu necessario soccorrerlo alla meno peggio,
tentare di distruggere col fuoco i paracadute,sotterrare i materiali e
traspotare a braccia l'infortunato ufficiale sull'Aurelia bis nella speranza
che qualcuno lo avrebbe soccorso.
La missione iniziò male e finì peggio poichè nel
giro di pochi giorni i componenti furono catturati uno dopo l'altro e tradotti
nel carcere minorile di "S. Michele" per l'interrogatorio del C.S. e dei
servizi alleati. Trasferimento poi alla prigione speciale di cinecittà
e infine a Colescipoli di Terni ( campo recalcirants NTS) il cui capocampo
era il Col. Ademaro Invrea già comandante della "Nembo".
Nel campo "R" Ceccarini conobbe colei che un giorno sarebbe diventata
sua moglie la giovanissima Vera Donati dei Servizi Speciali della R.S.I.
catturata e rinchiusa con un centinaio di altre donne. Un amore sbocciato
fra i reticolati durato altre cinquant'anni (Vera diverrà anche
paracadutista ANPd'I).
Sandro venne poi trasferito a Miramare di Rimini da dove evaderà
nel 1946 con l'uniforme inglese fornitagli da un soldato indiano anti-britannico.
Nel dopoguerra riprese i lanci, divenne Presidente della sezione ANPd'I
di Livorno e socio benemerito dell'Associazione, lasciando ovunque di lui
un eccellente ricordo per la sua dirittura e l'equilibrio umano, per la
sua innata generosità, la sua incontenibile esuberanza, il profondo
senso dell'amicizia.
Un'italiano d'altri tempi buono per tutte le stagioni, che ha detenuto
il singolare primato di aver fatto parte di tutti i reparti paracadutisti
italiani fra il 1939 e il 1945.>
Generoso socio dell'UNSI, legatissimo con la categoria e con il Tricolore,
con un amore immenso verso la sua "Folgore", adesso Sandro riposa vicino
ai folgorini meno fortunati, all'ombra del monumento dei Caduti della
Meloria al cimitero della Cigna di Livorno.