Commemorazione da parte del Presidente Nazionale
dell’ A.N.I.E. Gen. Enrico PERSI PAOLI
Celebrazione Cima Vallona
Autorità, Signore, Signori, buon giorno a tutti. Come
Presidente Nazionale dell’Associazione Incursori dell’Esercito, ho l’onore
di partecipare alla celebrazione odierna. Mi accosto a questo con animo
pervaso da due sentimenti, che probabilmente sono così forti e intimamente
sofferti perché sopraffatto da ricordi che l’età rende ancor
più struggenti. Il rimpianto per la perdita di cari amici e colleghi
ed un profondo stato di disagio, conseguente al fatto che questa è
la prima volta che vengo quassù ed è questo il mio rammarico.
Consentitemi perciò di lasciare che i ricordi fluiscano da me per
darmi un po’ di consolazione.
Io ero uno di loro, ero uno della Compagnia Speciale
che dal 23 settembre 1966 sino al 6 maggio 1967 ha svolto gli stessi compiti,
ha corso gli stessi pericoli, ha affrontato le stesse insidie mortali che
una banda di spregevoli individui aveva disseminato nei luoghi ove sapevano
che gli amanti di questa splendida natura avrebbero cercato riposo: i Rifugi.
Che meravigliosa esperienza umana e professionale fu quel periodo, dove
carabinieri, finanzieri, poliziotti, alpini e sabotatori (così si
chiamavano allora gli Incursori) tutti assieme in nuclei misti, ognuno
con i propri compiti, si lavorava, incuranti dei disagi e delle fatiche,
con equipaggiamenti inadeguati alle estreme condizioni del clima invernale
dell’alta montagna, ma con la ferma convinzione che facevamo qualcosa di
estremamente importante per la nostra Patria. Il Comandante la Compagnia,
Capitano cc. Par Francesco Gentile era l’uomo giusto per creare l’amalgama
tra personale così apparentemente mal assortito. Per noi sabotatori
aveva una considerazione particolare, dovuta sì alla consapevolezza
di doverci assegnare i compiti più pericolosi, ma anche in virtù
di una consolidata amicizia nata nei reparti paracadutisti dove anche lui
aveva militato. Era stato mio capo calotta da subalterno nella Brigata
Paracadutisti e ci conosceva tutti per nome di battesimo, ufficiali e sottufficiali,
il tratto era cortese e determinato, risoluto allorché era necessario
prendere decisioni importanti. Un grande Comandante.
Ricordo quel 6 maggio ’67, quando al rientro da una missione
in Val Aurina, terminato il rapporto post-missione, vedendomi non del tutto
tranquillo mi chiese se avessi qualche problema. Gli risposi: " No, nessun
problema, e solo che mia moglie ha finito il tempo da dieci giorni e vorrei
sapere qualcosa". Dopo 30 minuti ero in viaggio per Livorno, nonostante
le mie proteste. Dopo due giorni nacque la mia prima figlia. Questo era
Gentile. Non l’ho più rivisto.
Mario DI LECCE, Sten. Sabotatore, serio posato, anzi
troppo serio per la sua età. Ho di lui un ricordo vivissimo perché
appena sposati siamo partiti da Livorno per l’Alto Adige e lui mi confidava
il suo disagio per aver lasciato la giovane sposa, che aveva 18 anni, da
sola. Al che rispondevo che mia moglie era certamente più matura
e sopportava meglio la lontananza perché ne aveva 20. Un giorno
di gennaio o febbraio del ‘67 mi disse: "Enrico, mia moglie è incinta,
come faccio adesso?" Io gli risposi che eravamo proprio due "draghi" perché
anche mia moglie era incinta. Ricordo le risate… sino a che pensammo che
mal comune mezzo gaudio… trovammo un appartamento a Laives e facemmo venire
le nostre mogli che, quantomeno, si tenevano compagnia durante i turni,
anche settimanali, che si facevano nei rifugi in alta montagna. Fu un periodo
indimenticabile. Ricordo il suo comportamento nei confronti della moglie,
così tenero e a volte impacciato davanti a qualche mia battuta un
po’ osé, diventava rosso in volto. Povero Mario non ha avuto neanche
la gioia di vedere la sua bambina nascere. Non ti ho mai dimenticato.
Olivo DORDI, Serg. Sabotatore. La sua testa rossa
non poteva passare inosservata, così come non poteva passare inosservata
la sua serietà e dedizione al servizio, la sua voglia di far sempre
bene, la disponibilità entusiasta, l’allegria che sprigionava da
quel suo carattere estroverso e, nello stesso tempo, contenuto da una timidezza
tipica della gente di montagna. Ricordo che non gli piaceva l’acqua, ma
caparbiamente non mancava mai ad un addestramento anfibio.
Olivo non ti abbiamo dimenticato.
Alpino Piva, non so nulla di te, so solo che una mente
malata, crudele e vile, che alloggiava in un corpo che è assai difficile
definire umano, ti ha ucciso, privandoti del diritto ad avere una vita,
che comunque fosse stata vissuta, era tua.
Amici cari non vi abbiamo dimenticato e non vi dimenticheremo.
Ho qui vicino a me la Med. Arg. al V.M. MMA Marcello
FAGNANI, testimone e superstite di quella tragedia. Siamo nati Sabotatori
assieme, abbiamo vissuto, nel corso di oltre vent’anni, esperienze le più
disparate e pericolose in ogni ambiente operativo e naturale, ho assistito
con gioia fraterna al suo recupero fisico e morale, ho conosciuto sua moglie
e i suoi figli, ma quasi per un tacito accordo non abbiamo mai parlato
di quel tragico episodio perché lui lo ha cancellato. Non accettando
nessun compromesso che qualcuno, memore di quanto accadutogli, poteva elargirgli.
Si è costruito la propria carriera solo con i suoi meriti, pretendendo
non solo di essere trattato come tutti gli altri, ma impartendo a molti
colleghi e non lezioni di dirittura morale e dimostrazioni di capacità
professionali di eccellenza. Consentitemi di concludere leggendo la motivazione
della medaglia d’argento di Marcello Fagnani.
MEDAGLIA D’ARGENTO (al Valor Militare) al Serg.Magg.
f.par.spe. FAGNANI Marcello:
" Sottufficiale di un reparto speciale per la lotta antisabotaggio
in Alto Adige già distintosi per capacità, coraggio e sprezzo
del pericolo in numerose operazioni di ricerca e di disattivazione di ordigni
esplosivi precollocati da terroristi, mentre si dedicava con sereno e cosciente
ardimento allo svolgimento di una rischiosa missione conseguente ad un
attentato dinamitardo nel quale aveva trovato la morte un Alpino, veniva
gravemente ferito dallo scoppio di una trappola esplosiva subdolamente
predisposta. Vinceva con ferma volontà lo strazio della carne martoriata,
dando prova di eroico stoicismo"
Cima Vallona (Alto Comelico), 25 Giugno 1967.
Decreto presidenziale 14 Agosto 1967 registrato alla
corte dei Conti addì 14 Ottobre 1967, registro n, 117 Difesa, f.n.4.