Il 25 aprile in occasione della comemorazione della battaglia di Ponti sul Mincio sono andato alla Piccola Caprera a visitare il museo che ricorda un gruppo di giovani Italiani che si imolarono per l ' Onore della Patria, e questa è la loro Storia.
.......è bene conoscere le vicende storiche da molti sconosciute perchè poco ricordate o volutamente dimenticate.
  Piccola Caprera 5-6 Maggio 2001,da sempre i giovani ospitano manifestazioni commemorative e di incontro in umiltà di intenti e fraterno cameratismo, in comunione di ideali nella loro casa di Ponti sul Mincio, lascito del Comandante Fulvio Balisti ai ragazzi di Bir El Gobi.Questa realtà di terra consacrata, ospita le spoglie mortali di Fulvio Balisti e della moglie Antonietta, in compagnia di alcuni volontari caduti sui campi di battaglia e nel dopoguerra. Una concessione che ha dovuto ottenere deroghe del tutto speciali stando a quanto recitato dalle leggi e norme in materia funeraria.Quindi ai visitatori ed ospiti non deve mai venire meno il dovere di educazione e rispetto che ognuno deve tenere in casa d'altri. Su questo punto i ragazzi di Balisti hanno sempre mantenuto una ferma e ferrea posizione con quanti si apprestano a varcarne la soglia. Tutto ciò ha permesso fino ad ora di mantenere la casa nella realtà che tutti conosciamo o andremo a conoscere. Ottenere l'allestimento del museo, altra cosa non facile (vedi le anacronistiche leggi sulle armi e ricostituzione del partito Fascista e altro..., per capirne l'importanza). Il contegno e l'inflessibile educazione civica dei ragazzi di Bir el Gobi è apprezzato da tutti i cittadini dei comprensori che circondano la realtà, perchè esemplare. Alla piccola Caprera non si fa "demagogia e politica" ma bensì cultura e storia,  vi si venerano i valori della Patria, comuni a tutti soprattutto ai reduci delle guerre, ed è un punto di incontro per chiunque, è anche possibile un "rancio" in allegra brigata in refettorio avvertendo per tempo. Ma ogni discussione e il cantare gli inni delle formazioni combattentistiche non è sguaiatezza e nemmeno superare i toni usuali della normale educazione, per non disturbare il riposo dei morti, dei caduti per la Patria che dimorano in questo luogo e sono ricordati nelle innumerevoli steli e lapidi a ricordo dei singoli e di ogni eroica formazione militare. 
Paracadutista Pilota ULM Tino Gianbattista Colombo
argonauta@rainbownet.it0348 2284969
Se andate a visitarla non distinguetevi per il numero, ma per educazione, qualità, valori. Folgore!

FULVIO BALISTI
Fulvio Balisti nacque a Ponti sul Mincio (MN), il 19 agosto 1890

Soldato volontario, granatiere, nella grande guerra fu ferito e decorato al Valor Militare raggiungendo, a fine conflitto, il grado di Capitano.Legionario a Fiume negli anni 1919/1920 con Gabriele D'Annunzio, che lo nominò capo della sua Segreteria, successivamente fu delegato della città di Fiume per Milano (dove conobbe Benito Mussolini) e l'Italia Settentrionale.

Tornato alla vita civile, lavorò nel ramo assicurativo per le Assicurazioni Generali Venezia. Proprio a Venezia conobbe Amalia Fortis chiamata Antonietta, che sposò a Losanna nel 1924 e che fu la sua compagna devota, fedele e umile condividendo i suoi ideali.

Nel 1932 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, restando sempre repubblicano convinto e fedele dannunziano. Fu molto legato al poeta-soldato che scrivendogli lo definì: " ... l'esemplare del Granatiere dedito alla bella causa...".

All'entrata in guerra dell'Italia nel 1940, si arruolò volontariamente assumendo prima il comando del Battaglione G.I.L. BOLOGNA e infine quello del 1° Battaglione Giovani Fascisti. Ai suoi ragazzi, cosi li chiamava, parlava della bellezza di servire la Patria, dell'attaccamento alla sua terra che profumava di vigne, melograni, glicini e pampini, del suo amore per la sposa Antonietta. Insegnò loro le sue canzoni cantando insieme ad essi.

Il 3 dicembre 1941 a Bir el Gobi (Libia), durante la battaglia, fu gravemente ferito alla gamba sinistra. Si fece allora portare in barella fra le postazioni per incitare i suoi ragazzi, i quali, in tre giorni di lotta, dimostrarono che il suo insegnamento ed esempio li aveva trasformati in uomini coscienti pronti a morire per l'Italia. Gli fu amputata la gamba nell'ospedaletto da campo della Divisione ARIETE, dove fu fatto prigioniero.

Nel 1943 fu rimpatriato per uno scambio di prigionieri. Rifiutò la carica di Segretario Nazionale Reduci di Prigionia, conferitagli dal segretario P.N.F e si ritirò.

Dopo l'8 Settembre 1943 lui, fervente repubblicano, aderì alla Repubblica Sociale Italiana e, parlando a Castelvecchio il 14 Novembre, spiegò il senso che aveva avuto la battaglia di Bir el Gobi combattuta dai Volontari Giovani Fascisti.

Parlò diverse volte con Mussolini, esprimendogli chiaramente il suo pensiero ed inimicandosi così diversi gerarchi. Quando il Duce lo designò come 1'uomo nuovo" alla segreteria del Partito Fascista Repubblicano in sostituzione di Pavolini, durò in carica solo due giorni e poi si dimise. Deluso, avrebbe dovuto ritirarsi dalla scena politica, ma lui, figlio del popolo, accettò la carica di Commissario Prefettizio di Brescia che lo avrebbe messo in contatto con gli operai. Fu sensibile a tutti i problemi che gli venivano esposti, andò nelle fabbriche a parlare con i lavoratori per sentire i loro desideri e le loro lamentele, cercando in ogni modo di aiutarli.

Nell'Aprile del 1945 fu arrestato; rifiutò la possibilità datagli dalla sua mutilazione di essere ricoverato in ospedale, preferendo la cella.Rimesso in libertà, senza seguito di vicende giudiziarie, fu epurato, amareggiato e deluso, si ritirò prima a Desenzano del Garda, poi nel suo podere di Ponti sul Mincio che aveva chiamato "Piccola Caprera". Fra le vigne di quella terra che tanto amava, ritrovò la pace al fianco dell'adorata sposa Antonietta e della fedele governante Giovanna; fu in quella serenità che ricominciò a scrivere.

Era, come diceva lui, modesto poeta, ma le sue poesie in italiano ed in dialetto furono apprezzate e pubblicate. Scrisse anche due drammi a sfondo sociale, uno dei quali fu rappresentato a teatro.

Molte persone andarono a trovarlo, primi fra tutti i suoi "ragazzi"; accoglieva i visitatori con un bicchiere di vino della sua terra, rivolgendo sempre parole di fede, d'amore per la Patria e di speranza.

Mori a Ponti sul Mincio (MN) il 9 luglio 1959, lasciando la sua casa ai suoi “l ragazzi".


MUSEO DEL REGGIMENTO "GIOVANI FASCISTI"
Cronistoria del museo

La costituzione del Museo avvenuta nel 1960, è dovuta a due fattori provenienti dalla stessa radice: il primo é costituito dai volontari ed il secondo dal Magg. Fulvio Balisti. Finita la guerra, i reduci del Reggimento Giovani Fascisti cominciarono a ritrovarsi: i vincoli di sangue nati sui campi di battaglia li tenevano uniti come un filo invisibile. L'esperienza vissuta negli anni 1940/1945 attraverso l'arruolamento, la preparazione, le delusioni, la guerra (per i rimpatriati anche quella civile, dove il 90% aderì alla Repubblica Sociale Italiana), la prigionia e persino le persecuzioni, hanno cementato l'unione, la voglia di ritrovarsi e conservare intatte le memorie della stessa esperienza che é stata vissuta da coetanei di tutte le estrazioni sociali fra i 17 e i 23 anni.

I primi reduci furono rintracciati dal volontario Giuseppe Mugnone che nel 1946 organizzò a Messina il primo raduno regionale. in alta Italia i volontari andavano a trovare il Magg. Balisti prima a Desenzano e successivamente a Ponti sul Mincio. Lui li accoglieva paternamente, facendoli sedere accanto a se su un prato e riprendendo il discorso interrotto alla vigilia della battaglia di Bir el Gobi. Le sue parole calmavano i ragazzi, che potevano così tornare a casa rincuorati e consapevoli di aver servito la Patria. 1 vari gruppi cominciarono a mettersi in contatto tra di loro e, coordinati dai Volontari toscani, organizzarono il primo raduno nazionale che si tenne a Firenze, nella Villa Niccolini, il 4 dicembre 1949.

Nel 1952, sempre a Firenze, presso il notaio Rovai, fu costituita ufficialmente l'Associazione Nazionale Volontari Bir el Gobi. L'Associazione cominciò a partecipare a varie manifestazioni patriottiche e, nel 1954, il Ministero della Difesa organizzò un pellegrinaggio ad El Alamein invitando una rappresentanza di tutti i reparti che avevano combattuto in Africa Settentrionale.

Anche l'Associazione nazionale Bir El Gobi fu invitata, ma quando si seppe che i reduci erano quelli del Reggimento Giovani Fascisti l'invito fu revocato. Nonostante ciò, la costanza di due volontari, aiutati da alcuni ufficiali dell'incrociatore Montecuccoli, che doveva portare i reduci in Africa, fece si che 14 Giovani Fascisti si imbarcassero clandestinamente e partecipassero al pellegrinaggio.

Al ritorno l'incrociatore attraccò al porto di Trieste che proprio quel giorno veniva restituita alla sovranità italiana. Le visite al Magg. Balisti intanto continuavano e lui, durante le conversazioni, espresse il suo testamento spirituale:

«Vi lascio questa casa, - disse perché rimaniate onesti e viviate in povertà francescana. Vi lascio questa casa perché abbiate un luogo ove riunirvi e onorare la Patria. Vi lascio questa casa perché raccogliate le memorie del reggimento e tramandiate il ricordo dei nostri Caduti alle generazioni future. Vorrei essere sepolto con la mia Antonietta fra le vigne e mi piacerebbe che sopra la mia tomba ci fosse un arco a rappresentare l'amore, la gloria e il sacriftcio.»

Nel 1956 i Volontari parteciparono per primi al raduno dell'Africa Korps. nel 1959 il Magg. Balisti decedeva e l'Associazione ereditava la "Piccola Caprera" e fu costituita una cooperativa tra i volontari per gestire la modesta tenuta. Nel 1960, al ritorno dal raduno tenutosi a Taranto, il volontario Giovanni Santu mostrò ad Antonio Cioci un lembo della Fiamma di Combattimento del 1° Battaglione, che era stata divisa in 17 parti il giorno della resa in Tunisia affinché non cadesse in mani nemiche. Fu quello il primo cimelio raccolto. Cioci si recò a Ponti sul Mincio nella casa del Comandante, dove viveva ancora la sua governante Giovanna Ferrari e si fece assegnare una stanza: nasceva così il Museo.

Nel 1961 la Giunta Municipale di Ponti sul Mincio, con delibera appoggiata dal Presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti Tito Zaniboni, decideva di far traslare le salme del Maggiore Balisti e di sua moglie alla Piccola Caprera: la traslazione avvenne nel 1962.

Gli Associati tutti, con l'aiuto di alcuni amici e senza mai aver accettato contributi statali né sovvenzioni da partiti politici di qualsivoglia colore, hanno creato il Museo Reggimentale, l'arco sulla tomba del Comandante ed hanno inoltre sistemato anche i rustici esistenti. La Piccola Caprera é dal 1995 sede dell'Associazione Nazionale Volontari Bir El Gobi ed é stata retta fino ad ora dai seguenti Presidenti: Virginio Boretti, Mario Giachi, Ugo Mereu, Antonio Serra e Sergio Bianchi.


Il museo

Il Museo raccoglie e conserva i cimeli del Reggimento e della Campagna in Africa Settentrionale.

-Prima sala:

dedicata ai GG.FF caduti e studio del Comandante.

-Seconda sala: dedicata ai GGYE ed alla Campagna Africa Settentrionale.

-Terza sala:

dedicata all'Africa Korps e alle forze nemiche.

All'esterno é posta la tomba del Comandante ed é stato eretto un monumento - unico in Italia - dedicato alle fedeli Truppe Coloniali. E' stata, inoltre, creata l'Erta del Ricordo, che raccoglie i cippi dei reparti che hanno combattuto in Africa ed anche i cippi della Repubblica Sociale Italiana, concessione voluta da tutti i Volontari perché i reduci di quelle fondazioni avessero un luogo ove onorare i loro Caduti: il sacrificio per l'Italia non conosce distinzioni.

Attività del museo

- Ogni prima domenica del mese (esclusi gennaio ed agosto), alza bandiera e la celebrazione della Messa in ricordo dei Caduti dei vari reparti.

- Il Museo ha ospitato varie cerimonie e raduni nazionali ed internazionali di ex combattenti.

- Nel 1967 una fiaccola accesa all'Altare della Patria ha attraversato l'Italia su camionette militari sino alla "Piccola Caprera ". La fiaccola, che rappresentava il sacrificio dei Volontari Caduti per la Patria, era scortata da alcuni Bersaglieri allievi ufficiali di Caserta del corso intitolato a Bir El Gobi.

- Visite dei reduci dell'VIIIa Armata Inglese, dei Francesi combattenti d'Africa e dei Tedeschi dell'Africa Korps: queste delegazioni hanno donato ognuna un cippo a ricordo di tutti i Caduti della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1977 si é tenuto un raduno internazionale degli ex combattenti europei della FEDAC: erano presenti sei nazioni.

- Conferenze varie sulla Campagna dell'Africa Settentrionale.

Accesso al Museo

- Le persone, che intendono visitare il Museo, saranno accompagnati dal comandatario o dagli eventuali Volontari presenti.

- Giorno di chiusura: giovedì.

Questa é la storia del Museo, sorto perché le generazioni future non dimentichino le memorie ed il sacrificio di una gioventù cresciuta nel culto della Patria, nel rispetto delle tradizioni e nell'osservanza del dovere, gioventù che ha duramente pagato l'esito sfortunato della guerra. Ricordino i Volontari del Reggimento Giovani Fascisti, unico reparto del Regio Esercito ad essere composto da ragazzi provenienti da tutti i ceti sociali, che in terra d'Africa hanno onorato la tradizione militare italiana.

Se i giovani che visiteranno il Museo trarranno l'insegnamento di onorare e rispettare tutti i Caduti di ogni ideale e fede potremo essere sicuri che i Compagni d'Arme Caduti non saranno dimenticati.

Ricorda giovane visitatore, di rispettare sempre il tricolore italiano :

"La bandiera é il simbolo della Patria. non importa se nel bianco ci sia stato lo Scudo Sabaudo o l'Aquila Repubblicana, sotto i suoi colori migliaia di eroi sono morti per difenderla: onoriamola!"

La Piccola Caprera é un'oasi di Italianità aperta a tutti.

Da Nuovo Fronte N°187 novembre 1998

3-5 dicembre 1941 nel deserto libico
La battaglia di Bir el Gobi
Del 1° e 2° Battaglione "Giovani Fascisti"
- Adino S. Fasolin­-

Esattamente57 anni fa si consumava, tra le dune e le sabbie infuocate del deserto libico, l'epopea dei leggendari "Giovani Fascisti", partiti volontari dall'Italia per la "Quarta Sponda”, dopo aver percorso - in una entusiasmante Marcia della Giovinezza- l'Italiaintera, invocando tra inni, canti e manifestazioni di giubilo dell'allora fascistissimo popolo italiano, la guerra liberatrice e purificatrice contro le potenze (Francia ed Inghilterra) che ci soffocavano “prigionieri nel nostro Mar"!...

Il battesimo del fuoco venne presto a coronare il sogno di gloria dei nostri adolescenti e giovani volontari, attestati a difesa dell'importante nodo strategico e carovaniero di Bir el Gobi, e difatti nel pomeriggio del 3 dicembre 1941 reparti scelti della 7.a Divisione britannica - preceduti da un violentissimo bombardamento di artiglieria -sferrarono l'attacco contro le truppe italiane, il cui fulcro era costituito appunto dai Giovani Fascisti al comando del Col. Tanucci. Erano circa 2.000 ragazzi diciottenni anelanti al combattimento e pronti a battersi con tutte le loro forze contro l'odiato nemico.

La mattina del 4 dicembre si scatenò il vero e proprio attacco inglese: prima i carri armati e, dietro a loro, autoblindo e fanteria. Ad ondate successive il nemico attaccò: le sue truppe respinte ripiegarono ed attaccarono nuovamente ad ondate successive, ma vennero sempre respinte. La battaglia durò tutta la giornata del 4 dicembre, con la convinzione degli inglesi di logorare con questa tattica la capacità e la volontà di resistenza dei nostri giovani soldati in grigioverde e sahariana, che loro ritenevano - per la loro giovane età e inesperienza - pronti a gettare le armi dopo un logorante combattimento intercalato da martellamento di artiglieria. Ma così non fu...

Infatti, la ripresa dei combattimenti nel giorno successivo 5 dicembre (dopo una relativa calma notturna) si trasformò in un vero inferno di ferro e fuoco, con scontri ripetuti da ambo le parti e con sempre maggiore violenza reciproca, perciò lasciando gli inglesi sbalorditi di tanto coraggio, eroismo e determinazione da parte dei ragazzi italiani, i quali avevano ben presente che la posta in gioco era altissima: quella di coprire la ritirata delle truppe italo-tedesche che ripiegavano dalla Marmarica al comando del Maresciallo Rommel, altrimenti detto "la Volpe del deserto"!

Tuttavia nel pomeriggio del 5 alcuni carri inglesi riuscirono a forzare le nostre linee, e dietro di loro si lanciarono le fanterie, convinte ormai di avere via libera. La sorpresa fu quella di trovare i nostri "ragazzi" fermi nelle immediate retrovie del fronte, per cui le fanterie stesse furono immediatamente fatte indietreggiare dal fuoco concentrico delle mitragliatrici, mentre le autoblindo avanzanti furono incendiate a colpi di bombe a mano. 1 carri armati inglesi, perciò - accortisi di essere rimasti senza appoggio - si fermarono e con manovra avvolgente cercarono di colpire alle spalle i nostri soldati. Fu a quel punto che il Giovane Fascista Ippolito Niccolini - in un momento che è lecito definire di epica esaltazione guerresca - fece un balzo su un carro armato britannico per aprirne la torretta e lanciarvi una bomba a mano,ma il suo gesto fu avvertito e dall'interno lo fulminarono a colpi di pistola.

Seguendo codesto eroico esempio, un altro manipolo di GG.FF fece esplodere bombe a mano anticarro da due chilogrammi, pur coscienti che il loro gesto sarebbe costato loro la vita, ma chi se ne fregava della bella morte in combattimento? Altri manipoli si aggiunsero alle azioni ravvicinate di distruzione, cosicché divennero presto gesti comuni di comune eroismo.

Mano a mano che i nemici tentavano - con preponderanza di mezzi - di passare ad ogni costo, vieppiù la resistenza dei nostri "ragazzi" si faceva più acerrima ed infernale, cosicché il valore non si poteva più dichiarare di singoli individui, ma di uno spirito e di una volontà che aveva raggiunto il punto di sublimazione. Lo testimonia l'alto numero di decorazioni al valor militare concesse sul campo, tra cui una Medaglia d'Oro, cinque d'argento e numerose di bronzo...

Oramai stanchi, attoniti e delusi da questa incredibile resistenza - che aveva del sovrumano - i militari inglesi si ritirarono al calar della sera, lasciando sul terreno 14 carri armati, una cinquantina di automezzi vari, una trentina di autoblindo, ed un centinaio di morti. Da parte italiana le perdite furono di 83 Giovani Fascisti (fra Caduti e dispersi) e 120 feriti. Possiamo quindi ben dire che la vittoria nostra era limpida e pura e si potrebbe paragonarla alla battaglia di Curtatone e Montanara, o a quella antica delle Termopili, se il seguito della guerra -con i tradimenti infami che la contrassegnarono - non avessero vanificato questo irripetibile sacrificio.

Resta (oltre all'ammirazione di W. Churchill che definì i GG.FF "Mussolini Boys”) anche il giudizio del generale inglese comandante, Desmond Young, che nel suo libro di memorie affermò: "Gli Italiani difesero, con sorprendente valore­ le posizioni di Bir el Gobi”. Proprio lui che aveva gettato fango e disprezzo sul combattente italiano in generale!...
 

Tratto da un sito internet  in una ricerca fatta sulla Battaglia di Bir el Gobi